Il ricordo di Paolo Capitani

Categoria: Testimonianze Pubblicato: Venerdì, 18 Dicembre 2015 Scritto da Super User  Stampa  Email

Intervento del Prof. Paolo Capitani all’inaugurazione della Mostra Fotografica in ricordo di Don Nazareno Appodia

Subiaco 24 febbraio 2008

Il tempo passa e cancella il ricordo di quanti vissero prima di noi e ne affievolisce l'immagine. La memoria, che alimenta la storia, mira a salvare il passato per servire al presente e al futuro. Questa mostra fotografica, che ricorda la vita di don Nazareno come pastore della parrocchia di Sant'Andrea a Subiaco, ha come obiettivo proprio la memoria e perciò, a supporto della ricca serie delle immagini, è bene fissare alcune date della sua vita.

Nazareno Appodia nasce a Subiaco il 22 maggio 1924 da una famiglia che lo educa alla pratica e alla pietà religiosa; il padre Antonio frequenta assiduamente il convento di San Francesco e nel momento della fondazione della Gioventù Antoniana è uno dei primi ottanta iscritti.

 

Dopo aver lavorato per un anno come apprendista in una bottega di calzolaio, all'età di 11 anni Nazareno entra in seminario e il 18 settembre 1948 viene ordinato sacerdote. Per nove anni opera come vice rettore del seminario abbaziale: è questo un periodo di grande grazia per le vocazioni sacerdotali e don Nazareno è un provvidenziale consigliere per tutti quei giovani che con molta fatica si avviano verso il sacerdozio. In quegli anni infatti le ordinazioni sacerdotali furono molto numerose, il lavoro compiuto quindi si rivelava particolarmente proficuo. A tal proposito non si può non ricordare un suo caro allievo, don Nazareno Lanciotti, morto martire in Brasile sette anni or sono. Proprio stamattina, alle 11:30, nella nostra basilica di Sant'Andrea si è tenuta una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Benedetto Tuzia, vescovo ausiliario di Roma, anche lui, peraltro, sacerdote grazie all'opera instancabile di don Nazareno Appodia. Benedetto Tuzia infatti fu il primo di otto preseminaristi che il 15 giugno 1955 entrarono a frequentare il preseminario Regina Apostolorum, voluto proprio dal nostro don Nazareno, il quale allo scopo coinvolse suo padre e il fratello Pasqualino, oltre a Scolastica Pelliccia, al rettore don Lorenzo Rizzetto e a molti altri.

Il 13 settembre del 1960, per spirito di obbedienza, don Nazareno accettò la decisione deWabate Gavazzi che lo volle parroco di Sant'Andrea a Subiaco. Tale accettazione fu per lui molto sofferta per due motivi: il primo è che per ricoprire il nuovo incarico avrebbe dovuto lasciare il seminario e il preseminario, due istituzioni alle quali teneva in maniera particolare; l'altro, assai sentito era perché andava contro ciò che l'abate Salvi aveva sempre affermato: il parroco non deve essere nativo del paese.  

Don Nazareno comunque iniziò la sua nuova avventura fidando nella Divina Provvidenza: le difficoltà che gli si presentavano non furono poche ma grazie anche alla comprensione di don Benedetto Cacchioni, riusci sempre a far sentire tutti quanti membri di un'unica comunità parrocchiale. Riuscì, inoltre, a dare linfa vitale a tutte le manifestazioni religiose, anche a quelle che fino ad allora si erano trascinate solo in forza di una formale tradizione. La festa patronale di san Benedetto, ad esempio, si era ridimensionata a causa della scarsa partecipazione dei sublacensi a partire dalla fine degli anni Cinquanta, non a ragione di scarsa pietà, ma per il fatto che il 21 marzo cadeva spesso di giorno feriale e la crescente componente di lavoratori pendolari tra la popolazione contribuiva ad aumentare le assenze alla processione del mattino. Per questo motivo nel 1962 don Nazareno, in accordo con le autorità ecclesiastiche superiori, decise di spostare lo svolgimento della processione al tardo pomeriggio dello stesso giorno e di far percorrere al sacro corteo gran parte delle strade di Subiaco, conferendo così alla festa nuovo insperato vigore.

Don Nazareno era un organizzatore instancabile e un animatore possente durante le processioni, e attraverso gli altoparlanti portatili faceva pregare tutti. Diede nuova vita a tutti i gruppi parrocchiali, partendo dall'Azione Cattolica fino ad arrivare alle varie confraternite, che egli curava sempre da vicino, tra le altre la Confraternita della SS. Trinità, come bene testimoniato dalle molte fotografie qui esposte. Ebbe particolare cura degli Scout, dei quali si servì per le processioni e i vari lavori parrocchiali. Conosceva tutti i parrocchiani e a tutti chiedeva aiuto per il bene della comunità parrocchiale, agli artigiani spesso affidava le varie e delicate riparazioni agli arredi sacri. Fece ridipingere di nuovo il vecchio quadro di sant'Andrea, opera dell'Unterperger, da Giovanni Micozzi, anziano e pensionato dell'Accademia Vaticana. Poi fece fare il portone centrale e le due porte laterali della basilica di Sant'Andrea.

Un merito particolare va riconosciuto a don Nazareno per la cura che ha avuto dell'archivio parrocchiale, nel quale sono riposte le sacre memorie dei nostri maggiori. Lui fu uno dei primi parroci ad usare il computer per la gestione dei dati della parrocchia: per questo ha anche testato dei nuovi programmi per la Conferenza Episcopale Italiana. La parrocchia per don Nazareno doveva essere la casa di tutti e quindi tutti dovevano festeggiare dal battesimo, al matrimonio e in ultimo il funerale, in famiglia. Don Nazareno fu anche insegnante, avendo prestato servizio come docente di Religione presso la sezione di Subiaco dell’Istituto Tecnico Industriale "Alessandro Volta".

Ricoprì inoltre anche l’incarico di Vicario Generale della Diocesi di Subiaco. Nel 1999, a 75 anni di età, si dimette dall'incarico di parroco, ma non smette di essere il punto di riferimento dei suoi parrocchiani: era sempre lì nell'ufficio, davanti al computer, pronto ad accogliere chiunque gli si rivolgesse per consiglio o per la confessione o per fare due chiacchiere utili riguardo fatti e storie passate.

Don Nazareno pur essendo stato nominato monsignore non ha mai voluto ornare il proprio abito di segni particolari che ne mettessero in risalto la sua carica, ma ha sempre voluto indossare la tonaca talare: amava essere soltanto prete e per questo aveva speso tutta la sua vita.

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